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Andrea
Tidona
Recensioni
EDIPO.SEH!
(Uno scherzo da Sofocle)
L'altra sera abbiamo assistito ad un "Edipo" d'eccezione. La distribuzione era così costituita: Edipo, Vittorio Gassman; Giocasta, Tina Pica; il Sacerdote, Renzo Ricci; Creonte, Ugo Tognazzi; Tiresia, Turi Ferro; il Nunzio, Aldo Fabrizi; il Pastore, Paolo Stoppa; il Messo, Eduardo De Filippo. Direte: uno scherzo, non del tutto. Tutti questi attori c'erano in spirito e in voce.Anzi erano contenuti nella voce e nello spirito di Andrea Tidona diretto da Carla Cassola.Tidona è, come si dice, un professionista serio con l'anima del bambino. Gli piace il gioco, gli piace il travestimento.si mette in scena, si sdoppia, si triplica per trasferire sul pubblico la tragedia così come Sofocle l'ha scritta.Insomma, un gran pezzo di bravura lontano dalla parodia e dallo sfottò ( per quanto.), ma volto con decisione al gioco rischioso e ilare del teatro.
Osvaldo Guerrieri "La Stampa"
Giorgio Strelher conduce dall'aldilà una versione originale dell' Edipo re, . Tradotto, riadattato, interpretato e imitato da Andrea Tidona.Il testo anche in questa forma ironica e scherzosa conserva il fascino del mito greco nel suo originario valore storico e teatrale.Tidona imita i grandi attori di una volta e scherza delle nevrosi del grande Strelher con maestria ed eleganza, travolgendo il pubblico con il suo spirito in continua evoluzione: interprete eccezionale di una pièce raffinata che può diventare istruttiva e dissacratoria quel minimo che basta per attirare persino giovani spettatori, studenti e curiosi di un nuovo linguaggio che non trova mai riposo.
Federica Bassetti "Il Giornale"
Lo spirito di uno scherzo come recita il sottotitolo, che, partendo da Sofocle si diverte a riportare sulla scena alcuni dei più grandi interpreti del nostro teatro affidandone il carismatico ricordo alle capacità imitative di Andrea Tidona.Sulla scena si alternano figure del cinema e del teatro, incise per sempre nella memoria degli spettatori che la fantasmagorica versatilità dell'interprete incarna sdoppiandosi e triplicandosi con duttilità veloce all'interno di un gioco di originale straniamento e al tempo stesso di esilarante comicità. Un gioco che si dipana sulla povertà di un palcoscenico quasi completamente nudo, punteggiato di pochi oggetti e sparso di drappi bianchi.Un baluginio sfaccettato che sottrae l'allestimento alla formula rodata di un parodistico déjà vu per farne qualcosa di più innovativamente complesso e articolato, teso con intelligenza ricca di ammiccamenti e di rimandi sul filo di una disinvoltura fluidità.Con l'apporto di trovate di sorridente e diretta semplicità la regia di Carla Cassola va guidando il caleidoscopico interprete in un autentico dedalo di finzioni che davanti agli occhi dello spettatore dipana la sostanza tragica dell'Edipo.
Antonella Melilli "Il Tempo"
AMMESSO E NON CONCESSO
(Il Principe, Totò e Armando)
"Ammesso e non concesso" dice il titolo dello spettacolo che Andrea Tidona presenta con la regia di Carla Cassola. Un viaggio nel pianeta Totò non da imitatore, non da parodista.Finge di essere un certo Armando, un impiegato, devoto a Totò, che evoca l'ombra dell'attore in solitudine, in casa propria. Dialoga con Antonio De Curtis: col principe e col comico. Il monologo si trasforma perciò in un dialogo multiplo dal quale emergono il privato di un uomo abbastanza segreto, i suoi amori (ci fu anche una soubrette che si uccise per lui), l'ipocondria, il disprezzo per la professione. Ma anche pezzi celebri del suo repertorio, come la scena del vagone letto, tornano battute folgoranti:"Parli come bada". Tidona è bravo e per fortuna rinuncia a somigliare al modello.
Osvaldo Guerrieri "La Stampa"
Un'intelligente e intrigante pièce scritta e interpretata da Andrea Tidona.Un signore con valigetta, messosi in pigiama, dà inizio a uno strano gioco drammaturgico nel quale si sdoppia fra il principe Antonio De Curtis e l'attore Totò, sovrapponendovi un terzo ruolo, quello di un certo Armando che si pone come elemento di equilibrio in un conflitto senza soluzione..Armando dialoga con i due aspetti della grande personalità artistica di Totò, l'uomo da una parte -un principe malinconico superstizioso pieno di fisime e di manie - la maschera dall'altra - un attore con un alto senso del paradosso e del surreale che ha lasciato interpretazioni memorabili.Un'avvincente rappresentazione del mito attraverso un delirio il cui testo è costituito da poesie, battute, pezzi di spettacoli e film, frammenti biografici e semplici luoghi comuni. Il bravissimo Andrea Tidona, col fattivo contributo registico di Carla Cassola, li ripropone con un approccio recitativo che senza essere imitazione restituisce l'immagine di Totò.
Nello Pappalardo "Giornale di Sicilia"
Misurarsi con la personalità di Totò. può nascondere infinite insidie.Il monologo a più voci che ha avuto per protagonista Andrea Tidona, è invece un esempio lodevole di come si possa affrontare un lavoro su Totò con lirismo e creatività.Lo spettacolo diretto da Carla Cassola è un'originale sequenza di flash-back che prendono vita da uno studio approfondito sulle manie, le fobie, la filosofia, le malinconie del Principe De Curtis e sulla comicità surreale e grottesca del suo alter ego Totò.La scena costruita come una sorta di set cinematografico-camerino teatrale, dalle pareti ricoperte di lenzuola bianche, diventa così un luogo senza tempo da cui poter spiare ed assaporare ogni piccola sfumatura di un personaggio "meravigliosamente triste".Il risultato finale è un lavoro complesso in cui sono emerse le non comuni qualità attoriali di Andrea Tidona, artista dalla vulcanica presenza scenica, capace di esaltare il pubblico ed al tempo stesso di coinvolgerlo emotivamente.
Francesco Urbano "Roma"
M di Michele Santoro
Come mai è caduta proprio su di lei la scelta di interpretare Hitler?
Michele Santoro aveva saputo che io avevo già interpretato un testo teatrale dal titolo “Senza Hitler”. Era accaduto nel 2006 e lo spettacolo era stato scritto da Edoardo Erba. Si ipotizzava un mondo senza il dittatore. Hitler è solo un pittore con scarse capacità artistiche. Vive con la devota modella Eva Braun tiranneggiandola e umiliandola in ogni modo. È frustrato e ossessivo e farnetica di eliminazione, pulizia, sterminio. I misfatti della storia del ‘900 non sono mai accaduti ma diventano i soggetti di quadri feroci e visionari di cui non parla nessuno e che non sono esposti all’interno delle gallerie che contano.Quando una giornalista di nome Anna Frank va ad intervistarlo, lui la ammazza e ne fa sparire il corpo in una stufa a legna.
Quale sarà nei particolari il suo ruolo?
Innanzitutto specifico che il programma è basato su tre aspetti: teatro, cinema e televisione. Io sarò protagonista di una sorta di intervista impossibile, seduto al centro dello studio con a destra e a sinistra due corridoi destinati l’uno al pubblico, l’altro agli ospiti e agli esperti. Ci saranno anche altri siparietti, sempre in diretta, con altri attori come testimonial. Insomma tutto si svolge come in un vero e proprio processo.
Ci anticipa qualcuno degli altri personaggi?
Vedremo ad esempio la prima fidanzatina di Hitler che racconta come il Fuhrer aveva 38 anni, mentre lei soltanto 18. Ci sarà inoltre molto altro materiale televisivo girato dall’equipe di Michele Santoro e basato su episodi veri della vita di Hitler in cui però il Fuhrer non si vede.
E lei che cosa dirà?
Io reciterò dei brani tratti sia dal “Mein Kampf”, sia da altri scritti di Hitler. Sarà una performance molto sobria, misurata con una certa dose di imperturbabilità.
Tutto questo vale per ambedue le puntate o c’è una distinzione?
In effetti non c’è una vera e propria distinzione tra le due serate, ma nella prima cercheremo di capire chi è davvero Hitler. Nella seconda invece indagheremo le motivazioni per le quali si è reso colpevole di uno sterminio così efferato.
La parte finale?
In questa fase vedremo come esprimerà la sua decisione di uccidersi.
Sembra che in tv ci sia un nuovo interesse per la figura di Hitler. Come lo spiega?
Attraverso i crimini del Fuhrer si fa un’analisi delle atrocità che imperversano al giorno d’oggi. Insomma ci si vuole chiedere se quella follia è rimasta fissata nel periodo storico oppure se ci sono stati personaggi anche attuali attraverso i quali si è perpetrata.
Si spieghi meglio.
Con le dovute differenze ci sono, ad esempio a capi di Stato che, come Hitler, sono profondamente convinti di fare, con le loro azioni, il bene del proprio paese. Nel 2006 quando ho interpretato il primo Hitler imperversavano fatti altrettanto tragici, ad esempio l’America era convinta di poter portare la democrazia in Afghanistan. Tutti questi eventi vanno indagati per capire a fondo l’animo umano. E il programma “M” attraverso la follia di Hitler vuole riflettere sulle nuove follie dell’umanità.
Sappiamo che “M” significa “Mostro” o “Mistero” come ha spiegato Santoro. Lei come si pone dinanzi all’interpretazione di personaggi protagonisti di tali follie?
L’idea di affrontare queste figure è sicuramente positiva perché non devono essere un tabù da mettere da parte. Bisogna, invece, capire a che cosa si devono le follie e i crimini efferati di cui si sono resi colpevoli dinanzi all’umanità.